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MONTE BIANCO
Il Monte Bianco è una montagna granitica, irta di guglie e di creste, intagliata da profondi valloni nei quali scorrono numerosi ghiacciai. È situato nella catena delle Alpi, sul massiccio del Monte Bianco e si trova sullo spartiacque tra la Valle d'Aosta, (Val Veny e Val Ferret), - in Italia - e la Savoia, (Valle di Chamonix) - in Francia. Raggiunge i 4.808,75 m d'altezza (ultima misura ufficiale nel dicembre 2005) e potrebbe essere considerato la montagna più alta d'Europa se si ponesse, in accordo con la geografia ufficiale, interamente in Asia la catena del Caucaso, la cui cima maggiore è l'Elbrus con 5.642 m.
Al di sotto della calotta sommitale, sotto una coltre di ghiaccio e di neve spessa dai 16 ai 23 m, a quota 4.792 m, si trova la cima rocciosa, spostata di 40 m circa più ad est, rispetto alla vetta stessa. Dopo 4.804 m, l'altezza ufficiale è stata per lungo tempo 4.807 m, per poi passare nel 2002 a 4.810,40 m. Queste variazioni sono dovute ai venti che accumulano la neve sulla cima, determinandone conseguentemente l'altezza: per questo motivo, ogni 2 anni, viene fatto un rilevamento ufficiale. Numerosi ghiacciai scendono dai versanti del Monte Bianco sino alle valli laterali - tra questi - a sud i ghiacciai del Freney, della Brenva, del Miage, del Monte Bianco e del Breuillat; - sul versante nord -il ghiacciaio dei Bossons e la mer de Glace. Dai 4.807 m della cima, scende la più alta cascata di ghiaccio delle Alpi, quella della Brenva: una lunga fiumana ghiacciata arriva fino a quota 1.200 m, sul fondo della Val Veny; la mer de Glace è invece il ghiacciaio più esteso, con circa 40 km² di estensione. In Francia, dove è situata una parte della cima, prende il nome di Mont Blanc.
La prima ascensione. La prima ascensione del Monte Bianco fu realizzata da Jacques Balmat (24 anni - cercatore di cristalli) e da Michel Gabriel Paccard, (29 anni - medico condotto). Entrambi di Chamonix, (Paccard era rientrato da poco in paese dopo essersi laureato a Torino), furono sollecitati all'impresa dallo scienziato Horace-Bénédict De Saussure, il quale era solito osservarne la vetta dalla sua casa in Ginevra. Era stato proprio De Saussure a promettere nel 1760 un premio di tre ghinee a chi avesse per primo scalato la vetta. Passarono però 26 anni prima che il suo sogno si avverasse. L'impresa fu considerata all'epoca assolutamente straordinaria, anche perché il massiccio era avvolto da un'aura di superstizioni, di leggende e tabù che i montanari del posto non desideravano per niente sfatare. La scalata era stata preceduta da alcune ricognizioni, in una delle quali Balmat si perse e fu costretto a passare la notte nella neve, eventualità allora considerata pericolosissima, tale da non lasciar speranze, per via delle temperature. Raggiunsero la vetta l'8 agosto 1786 alle 18:30, passando fra le Rochers Rouges e per l"ancien passage inférieur". Sulla vetta restarono per mezz'ora, il tempo utile a Paccard per effettuare dei rilevamenti sulla pressione atmosferica, con il barometro di Torricelli, confermando le teorie di Florin Perier (cognato di Blaise Pascal), di un secolo prima, sulla riduzione esponenziale della pressione al crescere dell'altitudine. La misurazione del Paccard servì anche per la prima approssimativa misurazione dell'altezza della vetta, ma fu notevolmente sovrastimata. L'evento ha costituito una tappa importante per la storia dell'alpinismo, taluni vi vedono anzi la sua data di nascita. Anche De Saussure volle raggiungere la cima. È Balmat ad organizzare la spedizione e a preparare due rifugi per i pernottamenti. Il 13 agosto 1787, accompagnato dal servitore personale e da 17 guide che trasportavano cibo, bevande, scale a pioli, un letto, una stufa e un laboratorio scientifico (igrometri, barometri, termometri), lo scienziato ginevrino corona il suo sogno. Jacques Balmat riceve la ricompensa da de Saussure mentre Paccard, a causa di gelosie e invidie, venne da tutti dimenticato. Anche il re di Sardegna - Vittorio Amedeo III - fiero per l'impresa del suo suddito, gli riconobbe un premio in denaro e il diritto di posporre al nome l'appellativo «detto Mont Blanc». Il 6 agosto 1864, il geologo e alpinista torinese Felice Giordano è il primo ad effettuare la scalata del Monte Bianco dal più ripido versante italiano, mentre la prima ascensione invernale, sullo stesso versante, fu fatta da Quintino Sella il 5 gennaio 1888. Ad Achille Ratti - il futuro Papa Pio XI - va invece il merito di aver tracciato nel 1890 la via normale dal versante italiano; il nuovo percorso partiva da Courmayeur e contribuì non poco a trasformare questo (quasi) sconosciuto borgo di montagna, nella capitale mondiale dell'alpinismo. La prima donna a raggiungere la cima fu Marie Paradis il 14 luglio 1808. La seconda ascensione femminile è invece stata fatta da Henriette d'Angeville il 4 settembre 1838, mentre la prima donna a raggiungere il Monte Bianco durante il periodo invernale è stata Isabella Stratton nel gennaio 1876. A Marguette Bouvier si deve la prima discesa del Monte Bianco con gli sci, fatta da una donna, (nel 1929).
Le quattro vie Normali e i Rifugi. Il Monte Bianco costituisce un obiettivo ambito per tutti gli alpinisti amanti dell'alta quota e che aspirano, almeno una volta nella vita, a ripetere l'impresa di Michel Gabriel Paccard e di Jacques Balmat: in talune belle giornate, sulla sua cima tondeggiante, si ritrovano a centinaia. Si possono contare in più di cento le vie per raggiungere la vetta, ma quattro sono invece le vie Normali, utilizzabili anche da chi non è un esperto alpinista. L' ascensione non è difficile, ma è impegnativa per la sua durata e comunque da affrontare dopo una adeguata preparazione, con prudenza e con grande attenzione alle condizioni atmosferiche, seguendo le guide alpine e le loro raccomandazioni.
Ecco le quattro vie Normali:
- via normale italiana dal rifugio Francesco Gonella (Via Ratti);
- Via normale francese dall'Aiguille du Goûter;
- via dei Grandes Mulets; - via del Col du Midi o dei Trois Mont Blanc;
e i Rifugi più vicini:
- Rifugio dei Grands Mulets, 3.051 m;
- Capanna Vallot -(Osservatorio Vallot), 4.362 m;
- Rifugio Francesco Gonella, 3.071 m;
- Rifugio des Cosmiques, 3.613 m;
- Bivacco della Fourche.
Il Monte Bianco ed il suo massiccio. Il Tetto delle Alpi non è poi così appariscente rispetto alle altre vette che lo circondano. È perennemente innevato e si trova nella parte centrale di una catena montuosa che si estende su tre diverse nazioni per 400 km²: il massiccio del Monte Bianco. Una parte minore (il 20%) si trova nel Vallese svizzero, tutto il versante sud (37%) nella Valle d'Aosta e la parte maggiore (il 43%) in Savoia. È una delle più vaste zone alpine ricoperte dai ghiacci, ed i suoi ghiacciai, in tutto 101, occupano un area di 177,69 km². I luoghi abitati si trovano al disotto dei 2.800 m, mentre rari e difficili sono i valichi, il più basso è quello del Gigante a 3.359 m. Mentre il versante francese discende lentamente in pendio, il versante italiano è formato da una ripida e maestosa muraglia granitica, molto apprezzata dagli alpinisti esperti: i panorami sono mozzafiato.
Ecco alcune emblematiche cime del Massiccio:
- Il Dente del Gigante (4.014 m) è una delle più celebri cime. Si erge per circa 160 m al di sopra della caratteristica "gengiva" di neve.
- Le Grandes Jorasses, montagna straordinaria: sulla sua parte sommitale, lunga circa 1 Km, raggruppa una sequenza di sei incredibili punte, cinque delle quali superano i 4.000 m.
- L'Aiguille Noire del Peuterey (3.773 m) è uno dei simboli del Monte Bianco nel versante italiano: si innalza direttamente dai prati della Val Veny per 2.200 m di dislivello; è la cima più importante della "gran cresta del Peuterey".
- Il Dôme du Goûter (4.306 m). Se la parte sommitale dei Grandes Jorasses è irta di cime, quella del Dôme du Goûter è completamente piatta ed è la più estesa di tutte le Alpi.
- Il Mont Dolent (3.820 m) è una grandiosa cima piramidale, curiosamente la sua vetta è il punto d'incontro delle frontiere di Italia, Svizzera e Francia.
- Le Guglie di Chamonix, tra i 3.000 e i 3.842 m, dominano la vallata di Chamonix e rappresentano uno dei paesaggi più celebri delle Alpi francesi.
Le disparità cartografiche. Le carte geografiche dell'I.G.N - (Institut geographique National de France) mostrano la vetta del Monte Bianco interamente in territorio francese, in netto contrasto con le carte geografiche dell'I.G.M - (Istituto Geografico Militare di Firenze), nelle quali il confine tra i due Stati passa esattamente sulla cima. Un accordo bilaterale concluso nel 1861, tutt'ora legalmente valido tra i due Stati, indica inequivocabilmente la cima frontaliera. Su dei rilievi effettuati da un cartografo dell'esercito, il capitano J.J. Mieulet, nel 1865 venne pubblicata in Francia una carta topografica che inglobava la vetta del Monte Bianco interamente in territorio francese, dando in questo modo origine alle tanto discusse differenze cartografiche. Secondo gli autori di un libro apparso anni fa nelle librerie italiane e francesi, la carta topografica del 1865 è un clamoroso falso storico senza alcun valore giuridico, in contrasto con gli accordi sottoscritti tra i due Stati sin dal 1861.[2] Nel 2002 i due enti cartografici menzionati, i rispettivi Club Alpini, le regioni frontaliere e gli Stati interessati, hanno pubblicato una carta topografica condivisa. Questa nuova carta, parte del progetto Alpi senza frontiere, fa un passo avanti rispetto alle vecchie carte, ma manca ancora di chiarezza sulle vette contese e le crocette che segnano i confini, appaiono volutamente distanziate, anche se le differenze con la carta "I.G.N. top 25" del 1998 sono evidenti.
Geologia del massiccio e formazione dei cristalli. Il complesso montuoso delle Alpi è stato generato grazie alla spinta della placca tettonica africana e di quella asiatica, attraverso un processo di sopraelevazione verticale. Circa 300 milioni di anni fa, durante l' orogenesi ercinica, una grande intrusione granitica formò la struttura di base dell'attuale massiccio del Monte Bianco. Attorno a questo nucleo granitico (protogino) affiorarono rocce metamorfiche (gneiss, micascisti e calcescisti): queste rocce contengono le stesse famiglie di cristalli dei graniti, ma la loro resistenza all'erosione è minima e presentano forme più slanciate rispetto alle altre. Milioni di anni dopo (da 70 milioni di anni è tutt'ora in evoluzione) l'orogenesi alpina sollevò questa intrusione di granito, formando delle fratture nelle quali si formarono crepe e fessure. La formazione dei cristalli è il risultato di un'iniezione d'acqua mineralizzata in queste fessure preesistenti. Il processo di crescita dei quarzi nelle fessure alpine non è completamente conosciuto
(Questo articolo è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto dalla voce di Wikipedia: "Monte Bianco". )
 
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